Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, series 2, vol. 35 (1966) pp. 293-308.


Prolegomena ad una futura edizione dell'Adversus Marcionem di Tertulliano (continua)

Il primo compito che si presenta al futuro editore dell'Adversus Marcionem di Tertulliano, sessanta anni e piú dopo la prima edizione che si meriti veramente il titolo di « critica », quella del Kroymann (edizione per piú aspetti pregevole, ma per altri fortemente criticabile, come sanno tutti gli studiosi di Tertulliano) (1) è l'utilizzazione degli ultimi risultati ottenuti nel campo della recensio, e piú precisamente del manoscritto Luxemburgensis 75, studiato e classificato nei suoi rapporti con gli altri codici già dal Borleffs nel 1935 (2). Di tale scoperta non tenne (o meglio, non volle tenere) conto, come spesso succede, colui che era a quei tempi considerato il miglior conoscitore della tradizione manoscritta di Tertulliano, per l'appunto il Kroymann, il quale non se ne servi per il LXX volume del Corpus Vindobonense (3); d'altra parte l'Adversus Marcionem era già stato dà lui pubblicato oltre trenta anni prima, nel 1906, si che sarebbe stata necessaria una revisione totale di tutto il precedente volume.

Le successive edizioni critiche hanno abbandonato il criterio del « tutto Tertulliano » e si sono dedicate, come era logico, ad opere singole : i lavori piú significativi in questo campo (mi riferisco, si intende, solamente a quelle edizioni che si sono occupate della tradizione manoscritta : trascuro, quindi, di proposito gli ottimi commenti di E. Evans), quelli del Borleffs (4), del Waszink (5), del Tränkle (6) e di  |294 alcurii editori del Corpus Christianorum (7), hanno tenuto nel debito conto il Luxemburgensis. Ma poiché il Borleffs ha ripetutamente espresso l'opinione (8) che si potesse trascurare, di fronte al Luxemburgensis (siglato X) sia il manoscritto F (Florentinus Magliabechianus Conv. Sopp. VI.10), usato, sebbene in modo irregolare, dal Kroymann, sia i manoscritti V (Neapolitanus VI.G.36) e L (Leidensis B.P.L.2), usati dall'Oehler ma non dal Kroymann, mentre il Tränkle (9), d'altra parte, si serve sia di X sia di F ma non di VL e il Waszink (10), al contrario, utilizza tutti e quattro i manoscritti suddetti per la ricostruzione del Hirsaugiensis deperditus, unico rappresentante del secondo ramo della tradizione del cosiddetto Corpus Cluniacense (11) ---- per tutti questi motivi abbiamo pensato che fosse opportuno riprendere il problema della ricostruzione del Hirsaugiensis, sottoponendo a una nuova collazione non solo i manoscritti XFVL, ma anche la prima edizione del Rhenanus, collazionata, come si vedrà in seguito, molto imperfettamente dal Kroymann.

Pertanto, per quel che riguarda la tradizione manoscritta dell'Adversus Marcionem, bisognerà precisare :

1°) Quale sia il valore di X e di F, quali siano i loro rapporti con gli altri manoscritti e quale sia la loro utilità per la ricostruzione del Hirsaugiensis deperditus ;

2o) Quale sia il valore della prima edizione del Rhenanus;

3o) Se siano o no necessari i manoscritti V e L per la ricostruzione del Hirsaugiensis.

Per quanto riguarda il Luxemburgensis 75, una sua descrizione si trova nel lavoro del Borleffs (12), in cui, tuttavia, il materiale arrecato per la discussione è limitato al De paenitentia. Il Luxemburgensis 75 non è mai stato prima d'ora collazionato per l'Adversus Marcionem. È un manoscritto in genere abbastanza corretto, soprattutto se confrontato con l'altro apografo del Hirsaugiensis, il Florentinus F. Caratteristiche di X possono essere considerate :

1°) la tendenza ad invertire la successione delle parole, es. p. 291,8 Kroymann: sexu mitigantur : mitigantur sexu; 294,1 potuerit deum : deurn poterit ; 312,19 dei ignoti : ignoti dei; 331,18 nubendi iam : iam nubendi; 341,26 deus solus : solus deus; 343,23-24 non hoc : hoc non; 351,3 iudicem deum : deum iudicem etc.;

2°) la corruzione in -ea della desinenza -ia (310,13 e 385,22 : materea); e viceversa (446,25 audias per audeas); in -eo del gruppo -io (310,8 Marceon per Marcion; 338,6 impereali per imperiali; 321,5 primordeo; 338,24 fastideo) etc.; |295 

3°) il mutamento in desinenze attive delle desinenze dei verbi deponenti o passivi; es. 388,21 mutuare (anche F); 400,24 communicare; 439,13 prius timeri : timere (anche F); 494,14 existimare (anche F); 530,23 servire, etc.

Quale è la posizione di X nei confronti di F e della prima edizione del Rhenanus? Il miglior studioso della tradizione manoscritta di Tertulliano, il Borleffs, pensa (13) ---- e accompagna la sua dimostrazione con prove fortemente persuasive ---- che il Luxemburgensis sia derivato direttamente dal Hirsaugiensis, e non attraverso la mediazione del Pforzhinensis che, secondo il Kroymann (14), sarebbe l'anello intermedio tra il Hirsaugiensis e F. A nostro parere, tuttavia, le frequenti concordanze tra X e F (concordanze che, per strano caso, sono piú frequenti nei libri III, IV e V che non nei primi due) non dovrebbero rendere assurda l'ipotesi che anche X risalga al Hirsaugiensis attraverso un esemplare intermedio, il medesimo di F. Non possiamo purtroppo, per mancanza di spazio, elencare tutti i casi di concordanza tra X e F in lezione errata; possiamo, tuttavia, citare i casi piú significativi: p. 291,19 Amazona : amazema; 292,14 creatorem, id est nostrum : id est creatorem nostrum (qui l'apparato critico del Kroymann è inesatto); 298,12 neutrum : neutro (non p. 298,11, come si ricava dal Kroymann); 302,8 inexpeditis : ineximpeditis; 306,23 homini, non : hominum; 308,19 creatoris : creator; 310,3 iam incipe : iam incipe iam; 322,20 oro te : orate; 322,22 caelum alii : caelum alius ; 322,24 alii : alius; 325,10 ceteris : ceteros; 334,19 indubitalum : indubitati; 354,22 aevi : cui; 360,15 dei : in dei; 365,18 sed : si; 380,23 executuro : executoro; 382,16 sapam : sapiam; 385,8 nolens : noles; 388,12 obscuratus : obscuratis; 394,18 indigna : digna; 400,8 quamque : quam quae; 401,19 e 21 creatoris : creator; 406,13 Christi : Christum; 407,2 eandem : eundem; 411,24 fidelia : fidelis; 415,20 videte : videi; 418,2/3 in exustionem : exustionem; 422,4 manum : manu; 434,11 praedicationem : prae dicatione ; 436,2 admirationi : admirationis ; 437,7 creatoris : creatorem; 451,18 es : est ; 468,6 principes : principibus; 468,27 an : in; 470,21 coercere : coerceret ; 475,4 soles M: solem R1, sol FX; 477,19 nisi : scilicet nisi; 489,7 compararat : comparât; 492,23 suggerit : suggerì; 503,16 invocabitur : invocabit; 504,10 instrumento : in instrumento; 506,11 speculant : speculum; 515,10 Israhele : Israhelem; 528,2 sublectionem : subiectionem; 530,23 ponit : potuit ; 536,20 positam : positum; 557,2 concussionum : concussionem; 557/8 adventum : adventu; 561,1 de vini : divini; 563,18 visu : iusti; 566,24 invectus : inventus; 569,5 velim nobis : vel in nobis; 575,21 profitenti : profitendi; 577,8 Abacuc : ambacum; 598,8 Christo : Christus; 598,14 haberet omnis M : omnis haberet R1, omnis FX; 613,22 excaecet : evercet; 617,20 adulteratae : adultera; 619,16 detentam : de tanta; 647,1 sermonis : sermones etc.

Veramente, anche se con questo elenco di errori comuni a X e a F noi |296 abbiamo creduto di dimostrare con valide prove la loro derivazione dà un esemplare comune, non abbiamo ancora toccato il punto vitale della dimostrazione del Borleffs. Questi sosteneva, infatti, limitandosi a due esempi tratti dal De patientia e dal De paenitentia, che F apparteneva a tutt'altra famiglia che non a quella di X. Il Florentinus, infatti, concorda in lezioni evidentemente errate sempre con V (Vindobonensis 4194.) (15) e con L (Leidensis B.P.L.2) di fronte a X: sarebbe logico pensare. quindi, osserva il Borleffs seguendo l'opinione precedentemente espressa dal Kroymann (16), che FVL costituiscano un'unica famiglia derivata dal Hirsaugìensis attraverso il Pforzhinensis, secondo lo stemma seguente (17) :

[Stemma]

Ed effettivamente anche noi abbiamo notato un fenomeno che sembra confermare l'ipotesi del Borleffs e del Kroymann : vale a dire, VL concordano con X solamente quando concordano anche con F. Quindi si verificano i seguenti casi: 1) l'accordo XFVL; 2) l'accordo FVL contro X (là dove X o F mostrano evidenti lectiones singulares); 3) l'accordo XVL contro F, che si presenta però solamente in determinati, limitatissimi casi in cui l'apparenza lascia supporre con verosimiglianza che l'accordo è stato fortuito.

Ma noi pensiamo che i dati di fatto risultanti dà una collazione completa di V e di L ci permettano di giungere anche a un'altra conclusione, tale che non contrasti con la nostra precedente ipotesi, cioè della derivazione di F e di X dà un esemplare comune. |297 

Il Leidensis e il Neapolitanus sono due manoscritti caratterizzati dà un'estrema diffusione di corruttele. Come abbia potuto l'Oehler servirsi del Leidensis come base della sua edizione critica di Tertulliano, è per me incomprensibile. Quello che, comunque, sorprende nella enorme congerie degli errori comuni a VL è il loro continuo accordo con F. Tra gli errori sono dà considerare in particolare le omissioni. Il testo di F, negligentemente copiato dà una persona non istruita, contiene nell'ambito dell'Adversus Marcionem non meno di 173 omissioni, tra piccole e grandi. Come è logico, anche qui siamo costretti a limitarci nelle citazioni : esse serviranno piú per dare una idea generale del fenomeno che per un fine di completezza : p. 333,18 potius ... 19 demerendum ; 341,20 et suae ... quale; 346,25 nec homo ... 26 sed deus; 390,10 Christi ... 11 resurrectio etc. Con quali criteri si può scegliere in mezzo ad un gruppo cosi sterminato di omissioni? Evidentemente è difficile una decisione : però le nostre parole saranno convincenti per coloro che conoscono almeno un poco il testo di FVL. Ci basti osservare che tutti questi tre manoscritti concordano in una lacuna assai estesa, per cui lo scriba di FVL è passato dà p. 483,22, dopo aver scritto negatione, a p. 488,9, alle parole in testationem, senza mostrare di essersi accorto dell'omissione. Come spiegare questa omissione? O bisogna pensare che essa fosse nel Pforzhinensis (magari per la caduta meccanica di una serie di pagine), per cui si ritrova poi in F e nel capostipite di VL, ma non in X, che dal Pforzhinensis non è derivato (come credo che spiegherebbe il Borleffs), 0 che la caduta meccanica si è verificata nel Pforzhinensis dopo che X era già stato copiato, per cui l'omissione è confluita in FVL, oppure che l'omissione è stata commessa solamente dà F, inter scribendum, e il Pforzhinensis era intatto. Se consideriamo probanti i dati dà noi precedentemente presentati al fine di dimostrare la parentela di F con X, la seconda e la terza ipotesi potrebbero essere valide. Ma, piú particolarmente, come mai tale omissione si presenta anche in VL? O il loro capostipite la ha desunta anche esso, come già F, dal Pforzhinensis, oppure la ha presa dà F. Questa eventualità ha, secondo me, piú motivi per essere accettata se consideriamo nel loro complesso il fenomeno degli errori e delle omissioni di FVL.

Se le nostre collazioni di VL sono state sufficientemente precise (e non ci nascondiamo la difficoltà di collazionare con esattezza un manoscritto scorretto : qualcun altro, di certo, potrà fare meglio di noi), tutte le omissioni di F sono passate in VL (18). Questo fatto non può piú spiegarsi, a parer mio, con l'ipotesi del Kroymann, generalmente accettata, cioè che VL si rifanno al Pforzhinensis attraverso un esemplare perduto. Perché in tal caso l'accordo tra F dà una parte e VL dall'altra ci costringerebbe a concludere che tutte le omissioni comuni a FVL e tutti gli errori si trovavano già nel Pforzhinensis. Ma allora FVL, copiando il loro esemplare, avrebbero dovuto commettere singolarmente almeno qualche errore in piú : F qualche errore che non si trova in VL e VL qualche errore che non si trova in F. Ora, se tale processo si è verificato in VL, non si è però verificato in F : non vi sono in F |298 omissioni, piccole o grandi, supplite in VL se non per congettura, come non vi sono in F errori che non si trovano in VL, che non potessero essere emendati dà un qualsiasi copista. Ma questa interpretazione sarà compito della nostra successiva ricerca: per ora cerchiamo di portare altre prove a sostegno della nostra tesi. Tra le omissioni comuni a VL (e che, quindi, secondo la nostra ipotesi devono essere attribuite all'apografo, ora perduto, di F, dà cui VL derivano), ve ne sono alcune dovute a omeoteleuto (es. 355,16 ut per... 17 offensa; 378,18 si autem... 19 dispositum; 438,20 tam ... conferebat ; 457,21 et duodecim ... Aaronis; 472,4 in ista ... 6 illis; 579,25 tempus ... 580,2/3 efficeret; 616, r8 isti ... 19 corpus; 646,22 iam ... 23 novum) e che quindi non provano nulla, altre sono insignificanti (311,27 ei competant ; 467,17 mihi; 478,16 moduli). Una, però, corrisponde a una riga esatta di F (470,27 inquit ... 28 petenti) ---- e questo vuol dire molto ---- mentre alcune altre (309,20 hic mundus ... 21 potuit ; 351,10 igitur ... nec; 559,10 sanguinis ... 12 plantam; 634,21 dicetur ... 22 saeculorum) possono essere spiegate in modo simile, cioè col passaggio meccanico dello scriba dall'interno di una riga all'interno di quella successiva (19). Assai probanti sono dà considerare, io credo, quei casi in cui l'errore di F è stato corretto dalla stessa mano inter scribendum (20), in modo tale che la lezione corretta è stata semplicemente giustapposta a quella errata. Ora, lezione giusta e lezione errata si trovano fianco a fianco in VL nei casi seguenti: 332,3 materiam ex mater enim F, mater iam enim V, materiam enim L; 346,19/20 ad integritatem ventati F, integritatem del. F, ad ventati V, ventati L (cioè in questo caso L, trovando nel suo esemplare ad ventati, riprodotto dà V, ha espunto, con una certa logica, anche la preposizione ad; V, invece, è stato piú fedele al testo); 369,12 haec ex nec F, nec haec VL; 598,12 sui ex tui F, tantum (?) (evidentemente interpretazione di tui) sui VL; 615,22 ait ex autem F, autem ait VL. Ugualmente significativi sono quei casi in cui la lezione di VL si può spiegare soltanto come lettura o interpretazione di quella di F, es. 353,19 dominum severa R1X : reum severa F, deum severa VL (M); 380,18 dominum bis scribit F, dominum deum VL; 535,13 quoque Christus MXR1 : Christus quoque Christus F, Christus quoque VL.

Un'altra prova può essere offerta dai casi in cui gli errori di VL si spiegano con l'ipotesi di errate soluzioni di compendi di F. È significativo, ad es., che in F uno |299 stesso compendio indichi ora quoniam ora quam, mentre in VL esso è quasi regolarmente sciolto in quant (es. p. 304,15; 332,5; 466,23; 470,15; 474,5; 489,4; 613,23; 622,9 etc.). Analoghi sono i casi di confusione per gli altri compendi, es. quae per qui, non o nec per nisi, si per sed, et per etiam, aut per autem, quid per quod, quantus per quatenus. Non vogliamo, tuttavia, insistere troppo su questa prova, perché sappiamo che l'argomento dei compendi deve essere considerato con una certa cautela, in quanto si potrebbe pur sempre supporre che la fonte di VL, anche se fosse stata indipendente dà F, si sarebbe probabilmente servita di compendi analoghi perché coeva a F (21).

Riteniamo inutile, dopo ciò che abbiamo detto, citare altri casi di concordanza in errore di FVL (22). È necessario, al contrario, soffermarci su alcuni fenomeni che, almeno secondo le regole tradizionali della critica del testo, dovrebbero porre in dubbio la nostra ipotesi. Vale a dire, di fronte agli innumerevoli casi di concordanza in errore di FVL, ve ne sono anche alcuni altri in cui l'errore di F non sembra essere passato in VL. Tali casi esigono, evidentemente, una spiegazione. Per difendere la nostra ipotesi sosteniamo, pertanto, che :

1°) alcuni degli errori di F erano cosi banali che la loro correzione si imponeva con evidenza palmare anche a un copista indotto : costui poteva essere sia quello dell'esemplare di VL, per cui la correzione dell'errore di F si ritrova in entrambi i manoscritti, sia i copisti stessi di V o di L indipendentemente l'uno dall'altro;

2o) una attività emendatrice deve essere attribuita sia a V sia a L sia al loro esemplare immediato.

A nostro parere, dunque, non era difficile per nessun copista correggere errori del tipo di quelli che incontriamo in F: 292,28 bonos : bonas; 297,17 e 22 constituat : constatuat; 307,15 gymnosophistae : gymnosophistisce ; 315,25 reprehendendum : reprehendum (cfr. anche 334,8; 450,19 etc.); 339,3 neglegentiam : neglientiam; 348,1 contemptori : contomptori ; 357,22 exacerbabitur : exacerbabitur; 360,1 libidini : libini ; 363,8 repetentium : repentium ; 366,20 pristinis : pristrinis ; 433,15 scirent : scierent; 449,28 frustratus : frustatus; 461,22 oblectatio : olectatio; 473,4 Ezechielem: Zechielem ; 493,1 conslitutus : constitus; 504,11 credideritis : credideretis; 515,7 sectantes : sectates etc.

Piú difficile certamente, almeno a prima vista, il pensare che degli apografi abbiano potuto correggere errori di questo genere, che si presentano in F : p. 317,17 |300 servandae VL : servandam F; 354,6 conditorem VL : creditorem F (errore frequentissimo in FVL); 380,21 ratione VL : rationem F; 454,4 excusat VL : excusant F; 473,20 assuefaceret VL : assuefaciet F; 500,3 promovebantur VL : promovebatur F; 500,16 salutaveris VL : salulaveritis F; 503,27 deliquerant VL : delinquerant F; 508,13 qui VL : om. F (questo caso sembra sollevare una difficoltà insuperabile: eppure, la parola omessa dà F era richiesta inequivocabilmente dal senso, e correzioni tanto importanti quanto questa si incontreranno altre volte in VL, senza che l'attività emendatrice di questi manoscritti possa essere minimamente messa in dubbio); 555,16 in indignatione VL : indignatione F (la divergenza di VL dà F sembra grave, ma in realtà non lo è. Ci troviamo di fronte ad una emendazione evidente, perché la preposizione in si trova solamente in M ed è omessa dà tutti gli altri manoscritti della famiglia del Hirsaugiensis, X e R1); 592,10 hominibus VL : omnibus F. D'altra parte, quando la lezione errata di F è passata in V o in L soltanto, mentre l'altro manoscritto presenta la lezione giusta, come non ammettere che i loro copisti erano in grado di esplicare una attività emendatrice? Se non si accetta questa spiegazione che il buon senso suggerisce, tali casi non potrebbero essere spiegati neppure con l'ipotesi del Kroymann e del Borleffs, ma bisognerebbe infirmare l'unità di VL. Questo è il caso di errori come p. 293,16 non est L, om. FV; 299,10 hoc et Marcion L : et hoc Marcion FV; 300,5 sub vetere L corr. V2 : subvertere FV; 334,22 accusas L : acusus FV; 342,9 demum L corr. V2 : domum FV; 351,9 mali non ... aemulum bis FV, semel L corr. V2; 377,7 abundanti L : habundanti FV; 390,25 angelis L : angulis FV; 436,12 nulla L : nullam FXV; 439,6 abundabant L : habundabant FV; 451,11 te nunc R1XL : te tunc FV; 461,2 struxit ex strixit V : struxit bis FL; 472,8 velie L : vellem FV; 498,8 educati L : educiri FV; 507,10 et a R1XL : et FV; 516,15 in ipsa L : in ipsam FV; 550,20 ad aliud L corr. V2 : ad david (sic) FV; 574,13 curreret V : currere FL; 601,13 defunctos L : defunctas FV; 602,13 sic L : sic sic FV; 607,23 par L: pars FXV; 633,21 spiritu L : Spiritus FXV; 637,17 adnuntiante MFX : adnuntiare R1VL; 638,9 aevis L : eius FV; 645,11 de epicuri L : depicuri FV. Particolarmente significative sono, dà parte di VL, le eliminazioni delle ripetizioni di F. Cosi se quella di p. 350,8 (bonus inveniretur sustinens hominem bis F, semel VL) può essere interpretata dà colui che non è convinto dalla nostra spiegazione come una lectio singularis di F, non altrettanto si può dire della ripetizione di p. 644,20 (quod esi) ... 22 (per mortem). Essa si trova in MFX, ma non si trova (oltre che nell'edizione del Rhenanus) in VL : un'attività emendatrice deve esserci stata. Vogliamo addurre prove ulteriori. Talora VL correggono il testo corrotto di F in casi in cui F concorda addirittura con X, correggono cioè la lezione del Hirsaugiensis medesimo! Cfr. p. 325,10 ceteris VL : ceteros FX; 334,19 indubitatum VL : indubitati FX; 360,15 dei VL : in dei FX; 363,7 compensationem VL : compessationem FX; 364,9 auferret R1VL : auferet MFX (inesatto l'apparato critico del Kroymann); 381,16 redarguens VL : dedarguens FX; 393,8 istas VL : istos FX; 432,7 de evangeliis R1VL : de evangelii FX; 445,26 isiam VL : ista FX; 470,21 coercere VL : coerceret FX; 479,17 praeparet R1FX : praepararet MVL; 526,23 invitatoris L (qui V è lacunoso) : invita thoris |301 FX; 563,6 constitutus VL : constitus FX; 628,5 autem VL : aut FX; 631,2 veteres VL : veteris FX; etc. Talora, infine, l'attività emendatrice di VL produce alcune buone lezioni, le quali portano questi due manoscritti persino all'accordo con la tradizione di M (cfr. del resto quanto abbiamo detto sopra a proposito della lezione di p. 555,16): p. 316,2 dexteras MVL : dextras R1FX; 358,27 determinari MVL : determinaris R1FX; 438,22 langores MVL : languores R1FX; 459,21 iudicabit MXV2 : iudicabis R1FV; 508,10 consequentur MVL : consequetur R1F, consequenter X; 581,10 in indicium MV2 : in iudicium R1FVL, in iniudicium X; 583,6 qua V2R3 : quia MR1FXVL; 584,6 Stigmata V2R3 : signala MR1FXVL; 585,8 rebellaverat V2R3 : debellaverat MR1FXVL; 598,5 prius Spiritus MVL : et Spiritus RFX re vera; 598,7 ex virga MVLR3 : et virga R1FX; 633,29 haec MVL : hae RFX; 640,2 cum perverso MVLR3 : perverso R1FX; 641,23 in auribus MVL : in aures RFX; 644,21 transferens M (rec. I e II) VL : transferes M2FX (rec. I e II) R. Né debbono essere trascurati i casi in cui VL si accostano a R1 contro FX, che rappresentano l'anello intermedio tra H e VL, e quindi concordano con R1 molto probabilmente in congettura (23), o quelli in cui questi due manoscritti offrono una lezione di per sé apprezzabile (talora anticipando alcune congetture del Kroymann) : 324,7 debuit M : debui R1FX, debui videtur superesse in mg. R1, debui ora, VL; 332,23 esses VL Kroymann : isses MR1FX; 352,1 feminam VL Gelenius : feminam et MR1FX; 357,24 quot R1XVL : quod MF; 362,7 custodivit MR1X : custodii FVLR3; 362,7-8 et non comminuentur XVL : et non comminuetur MR1F; 364,18 lignatum ierat R1VL : lignatum egerat MX, lignatum igerat F; 368,26 passionis VLR3 : et passionis MR1FX; 389,16 liberavit R1V : liberabit MFXLV2; 444,27 auferet V Kroymann : aufert MR1FXLV2; 446,9 si non et ex homine MR1FX re vera : si non ex homine VL con. Rigaltius; 483,10 et om. VL secl. Kroymann; 507,3 qui tunc R1VL : quae tunc MFX; 507,22 aliquid observationis VL : aliquid observationis aliquid MR1FX re vera; 551,16 negaverit V con. Kroymann : negaverat MR1FXLV2; 561,7 sanguinem VL con. Kroymann : sanguine MR1FX; 573,19 et nec Apostolo re vera R3 : nec Apostolo VL; 600,2 diliges R1V2 : diligens MFXVL; 600,3 tibi : tuum VL Pamelius; 609,2 in quo VL con. R1 re vera : in quod MR1FX; 612,3 nec VLR3 : ne MR1FX; 616,9 quidem VLR3 : qui de MR1FX; 619,21 iudicabit VLR3 : iudicavit MR1FX; 626,6 memineris VL : memineritis MR1FX re vera; 638,5 praecidendis MR1FX : praecidendus VL con. R1; 645,23 et VLR : est MFX re vera; 647,24 rapinarvi VLR : rapina MFX.

Ci siamo forse soffermati un po' troppo a lungo sul Leidensis e sul Neapolitanus, ma siamo convinti che ne valeva la pena, anzi, che era indispensabile, se volevamo munire la nostra ipotesi di tutte le considerazioni necessarie per renderla probabile. Siamo stati a lungo perplessi se impegnarci a fondo in una ricerca i cui risultati finali ci apparivano notevolmente differenti dà quelli raggiunti dà studiosi tanto meritevoli quanto il Kroymann e il Borleffs; ci conforta, tuttavia, la certezza che le |302 nostre considerazioni non sono sorte per preconcetta opposizione alle opinioni altrui e che saremo ben pronti a correggerle qualora un altro ce ne mostrasse i difetti (24).

A conclusione di quanto siamo finora venuti dicendo, non resta che dedurre una cosa inevitabile, cioè che i manoscritti VL sono inservibili ai fini della costituzione del testo dell'Adversus Marcionem, perché derivati dà un manoscritto tuttora esistente. Debbono però essere citate le loro buone lezioni, quando, per frutto di congettura, o si accostano a quelle dei manoscritti di cui ci serviamo o si raccomandano all'editore per il loro intrinseco valore.

E ora torniamo al problema dei rapporti intercorrenti tra F e X. Vi sono anche altri motivi che ci autorizzano a escludere la diretto, derivazione del Luxemburgensis dal Hirsaugiensis. Se cosi fosse, infatti, le lezioni errate o inferiori che FX presentano in comune sarebbero dovute appartenere all'archetipo di essi, cioè a H. Esse non comparirebbero, quindi, in R1 solamente perché il Rhenanus avrebbe continuamente emendato il testo di H. Ma in tal caso l'attività emendatrice del Rhenanus, il quale nella prima edizione, oltre a tutto, non aveva l'ausilio di un rappresentante della prima famiglia come ebbe, per la terza edizione, nel Gorziensis, sarebbe stata senz'altro prodigiosa, sia per la frequenza delle emendazioni che avrebbe richiesto il testo di H sia per l'acume ad esse necessario. cosí, se non è difficile credere che le tre estese ripetizioni di p. 395,19-21; 411,15-21; 644,20-22 (presenti anche nel Montepessulanus e quindi dà attribuirsi all'archetipo) potessero essere emendate dà un editore intelligente come il Rhenanus, è arduo credere che il Rhenanus o qualunque altro editore avrebbe sentito il bisogno di emendare o avrebbe potuto emendare casi in cui :

1°) il testo di FX presenta una lezione manifestamente inferiore a quella di MR1, ma pur sempre comprensibile;

2o) il testo di FX non presenta un manifesto errore, ma quello di MR1 è lectio difficilior ;

3o) il testo di FX è lacunoso, ma sano in R1.

I casi raggruppati sotto il punto 1°) sono, logicamente, i piú numerosi : ci limitiamo, perciò, a segnalarne solamente alcuni che ci sembrano piú significativi, es. p. 367,16 adlegerat MR1 : elegerat FX; 375,17-18 adlegeret ... adlegisset MR1 : elegeret (vel eligeret) ... elegisset (vel eligisset) FX; 489,1 distribuì iussisset MR1 : distribuisset FX; 495,11 operam tuam MR1 : opera tua FX Pamelius; 532,19-20 quoniam ... praedicarat MR1 : quomodo ... praedicaret FX; 583,17 sibi MR1 : suum X Pamelius, suum sibi F; 583,18 tibi MR1 : tuum FX Pamelius; etc.

Al punto 2o) abbiamo raggruppato i seguenti casi: p. 410,4 decucurrisse MR1 : decurrisse FX (cfr. anche 423,13; 431,29 con la medesima oscillazione); 431,26 |303 decucurrerunt MR1 : decurrerunt FX; 467,13 praecucurrisset MR1 : praecurrisset FX; 308,4 pavo MR1 : pavone FX; 525,22 cluserit MR1 : clauserit FX; 393,15 Philumene MR1 : Philomene FX.

Infine, ecco i casi in cui il testo è lacunoso in FX, ma ancor sano in R1 : p. 309,11 et om. FX; 430,25 cum om. FX; 461,16 de M : dei R1, om. FX; 518,5 et habet supra versum F, om. X; 598,14 omnis haberet R1 : omnis FX (cf. p. 295); 639,5 utique notum MR1 : utique FX; 643,22 sive principatus om. FX.

Se, quindi, come speriamo, siamo riusciti nell'intento di dimostrare che FX derivano dà un esemplare comune, a sua volta derivato dal Hirsaugiensis, il testo di quest'ultimo può, a rigore, essere ricostruito soltanto dall'accordo tra FX e R1 (perché l'accordo tra FX può rappresentare un'ulteriore corruttela della tradizione, ancor sana in H e preservata dà R1), oppure là dove il testo di R1 si rivela come una evidente emendazione di quello di H, che in tal caso è rappresentato dà FX. In teoria, quindi, devono essere registrati nell'apparato critico, per la ricostruzione del Hirsaugiensis, oltre ai casi di concordanza tra FXR1, anche i casi di concordanza tra F e X (nel caso di accordo tra R1 e F contro X o tra R1 e X contro F, naturalmente, la soluzione è pacifica). È inutile, invece, segnalare nell'apparato critico le lectiones singulares di X o di F, come aveva fatto il Kroymann, il quale, oltre a raggnippare ---- in modo, però, assai spesso impreciso ---- tutti i casi di concordanza tra R1 e F sotto la sigla R1, citava qua e là sporadicamente e senza un criterio uniforme alcune lezioni di F.

Comunque, l'utilizzazione di X contribuisce a trovare la lezione dell'archetipo in alcuni casi di discordanza tra M e R1, mentre finora il Kroymann (che non aveva utilizzato X) trovava l'archetipo solamente sulla base dell'accordo tra M e R1 contro F e tra M e F contro R1. Un elenco di concordanze tra M e X contro F e contro R1 (nel qual caso X è il portatore della lezione di H attraverso il Pforzhinensis, di fronte alle innovazioni, indipendenti l'una dall'altra, di F e di R1) è il seguente :

p. 355,1 corcodrillum MX : crocodilum R1, corcodillum F;

p. 364,18 lignatum ierat R1 : lignatum egerat MX, lignatum igerat F;

p. 401,15 inditus MX : indutus R1, inclitus F;

p. 423,25 zibinas Kroymann : zibbinas MX, sibinas R1, libbinas F;

p. 442,26 utpote MX : ut puta R1, ut pura F;

p. 448,13 esse et hominem MX : esse hominem F, et hominem R1;

p. 477,1 qui a R1 : quia a F, quia MX;

p. 477,15 Israele R1 : Israelem F, Israel MX;

p. 514,6 offerebant R1 (re vera) : offerebat MX, offerebatur F;

p. 534,7 adulter est MX : adulter R1, est F;

p. 554,8 incontradicibilius R1 : incontradocibilius MX, incontra F;

p. 616,8 fuerint MX : fuerimus R1, fuerunt F;

p. 624,20 statura MX : statuturo R1, stauro F. |304 

Quale è il valore di questi due manoscritti ai fini della costituzione del testo? Quale è il loro contributo alla ricostruzione dell'archetipo dell'Adversus Marcionem ? Presi singolarmente, certo né F né X possono stare alla pari di M o di R1, almeno se considerati come portatori di lezioni giuste. Casi in cui F presenti una lezione poziore contro MR'X sono rarissimi, dovuti probabilmente a congetture, e quindi di nessun valore, si può dire, per la valutazione del Hirsaugiensis. Nell'Adversus Marcionem gli unici esempi risultati alla mia collazione (oltre a quelli di p. 356,6 accidunt F : accedunt MR1X; 357,12 induas F : imbuas MR1X; 645,12 deum F : dominum MXR1, esempi già notati dal Kroymann) sono: p. 454,16 dici F Rigaltius : diei MR1X; 459,1 eructavit F : eructuavit MR1X; 494,17 sensum per censum di MXR1 (che, piú che altro, è una congettura, tanto è vero che questa era anche nel testo dell'edizione del Gelenius) e p. 637,15 cum (congetturato anche dal Rhenanus nella terza edizione) di fronte a tum di MXR1. piú positivi sono stati i risultati della collazione di X:

p. 331,29 cedendo (dove però va notato che in X spesso il dittongo ae è scritto e) X : caedendo MR1, credendo F;

p.  340,27 a vocante X : avocante MR1F;

p.  396,28 vobis X : nobis MR1F (re vera);

p.  405,10 arundinem X : harundinem R1F, arudinem M;

p.  466,7 transferentur X : transferuntur MR1F;

p.  482,4 deferunt X con. R1 : defuerunt MR1F;

p.  501,6 fuerant X con. Rigaltius : fuerint MR1F;

p.  527,6 ad monendum X : admonendum MR1F (re vera);

p.  530,13 dominos XR3 : dominus MR1F;

p.  578,13 ei X, add. Kroymann : om. MR1F;

p.  581,22 quam X con. Ursinus : quem MR1F;

p.  585,22 deum X con. Kroymann : dominum MR1F;

p.  606,25 animale X Gelenius : anima MR1F;

p.  625,17 eius XR3 : om. MR1F.

Ma nonostante questi ragguardevoli risultati, il contributo che F e X recano alla recensio dell'Adversus Marcionem non si limita alla ricostruzione del Hirsaugiensis. Vi sono numerosi casi in cui l'opposizione delle due famiglie M e R1FX si spezza per dar luogo a una caratteristica oscillazione ora di X ora di F verso M, vale a dire si verificano dei casi di concordanza tra MF contro R1X sia in lezione inferiore che in lezione poziore e di MX contro R'F ugualmente in lezione inferiore e in lezione |305 poziore. Veramente, alcune concordanze in errore tra M e F e tra M e X possono essere dovute al caso, in quanto l'errore è cosi banale che i due manoscritti possono averlo commesso indipendentemente l'uno dall'altro. In tali condizioni, sotto l'apparente oscillazione di X o di F verso M si può ancora intravvedere l'originaria divisione delle due famiglie, poiché il raggruppamento MX o MF sarebbe casuale e quindi solamente M rappresenterebbe un ramo della tradizione, mentre il raggruppamento R1F o RlX darebbe la lezione del perduto Hirsaugiensis. Questa eventualità può essersi verificata nel caso dei seguenti errori :

p. 307,20 aream R1X : aeriam MF; 307,23 Osiris R1F : ostris MX; 357,24 quot R1X : quoti MF (molto spesso F muta la -t della desinenza nella sonora corrispondente, es. inquid per inquit; lo stesso fenomeno si verifica talvolta anche in M: es. 465,24 inquid M; 539,5 deliquid per deliquit M); 408,9 nobis R1X : vobis MF; 464,4 sit R1X : fit MF; 511,21 Belzebule R1F : Beelzebub (vel Beizebub) MX (parola facilmente esposta a corruzione); 503,27 deliquerant R1X : delinquerant MF; 572,23 aliud R1X : alium MF; 596,22 retractata R1X : retracta MF (questo caso di aplografia nelle forme del participio perfetto o dell'indicativo perfetto è frequentissimo in F: cfr. anche 610,15 praestitit R1X : praeslit MF). Meno facilmente si possono però spiegare i restanti casi di concordanza in errore, perché è piú difficile ammettere che MX o MF li abbiano commessi indipendentemente l'uno dall'altro, anche se è giocoforza riconoscere che non si tratta sempre di esempi che abbiano una grande forza di persuasione: es. p. 326,15 procurat R1F : procurrat MX; 380,21 ratione R1X : rationem MF (cfr. anche 452,8 separationem R1F : separatione MX; 614,1 inluminatione R1X : inluminationem MF); 454,17 sabbati R1XF2 : sabbato FM (re vera: con. Rigaltius, probabilmente sulla base del Montepessulanus, che egli fu il primo a usare); 496,2 in gloria mea R1X : gloria mea MF (qui il testo evangelico può aver influito sulla formazione della variante); 503,28 suffecerat R1X : sufficerat MF; 518,26 dividunda R1 (re vera) F : dividenda MX; 584,15 destructori R1X : destructore MF.

Piú difficile spiegare i casi di concordanza tra M e F o tra M e X (rispettivamente contro R1X e R1F) in lezione poziore. Se si volesse escludere la contaminazione, bisognerebbe pensare che F o X (quando si accordano con M) rappresentino entrambi la lezione del Hirsaugiensis, corrottasi poi tanto in R1X (nel caso del raggruppamento MF) quanto in R1F (nel caso del raggruppamento MX), però ---- e questo è il punto difficile ad ammettersi ---- corrottasi nello stesso modo nei due manoscritti, ma indipendentemente in entrambi. Questa eventualità potrebbe piú facilmente verificarsi solamente nel caso in cui gli errori di R1F o di R1X avessero un particolare carattere di banalità (letture errate di compendi, volgarizzamenti, aplografie etc.), si che ad essi potesse essere esposto qualunque copista. A errate letture di compendi possono essere fatti risalire gli errori che si incontrano negli esempi seguenti: p. 375,6 qua MX : quam R1F; 399,18 praeparationem MF : praeparatione R1X; 403,22 nec MX : non R1F; 444,25 quoniam MX : quomodo R1F; 461,10 qua MF : quia R1X; 461,26 accedit R1XM2 : accendit MF; 466,19 receperunt MX : receperint R1F; 496,7 in visione MX : in visionem R1F; 530,7 ammentavit MF : amentavit R1X; 548,20 ex anima MF : |306 et anima R1X; 605,5 protractus MF : pertractus R1X; 605,6 lingent MX : lingunt R1F; 600,25 consequentur MX : consequetur R1F; 616,8 fuerint MX : fuerunt R1F; 635,11 persequeretur MX : persequerentur R1F; 650,1 qua MX : quam R1F.

Errori congiuntivi non possono certo essere considerati neppure quelli di p. 417,0 Sorech MX : Soreth R1F (re vera); 457,4 sim MF (re vera) : swra R1X; 540,16 authenticus MF : autenticus R1X; 611,18 e 612,13 Moysei MF : Moysi R1X; 635,13 sed natura MF : sed naturae R1X. Trivializzazioni di parole e di nessi grammaticali possono essere considerati i casi di p. 296,3 Victoria MX : ex Victoria R1F; 395,7 adversus MF : adversum R1X; 430,16 Philipenses ... Thesalonicenses MF : Philippenses ... Thessalonicenses R1X (cito sulla base del testo del Kroymann : però non sono affatto sicuro che non sia dà preferirsi la grafia di R1, trascurata dal Kroymann che probabilmente partiva dalla petitio principii di riprodurre il piú possibile il testo di M); 495,17 rursus MX : rursum R1F; 587,17 grabattorum MF : grabatorum R1X; 595,17 bobus ... bobus MF : bubus ... bubus R1X. Infine, deve essere preso in considerazione il gruppo di quegli esempi in cui il testo biblico può avere influito nel modificare il testo di X o di F. Cosi a p. 383,1 di fronte a docens ...et Galatas di MF troviamo docens ...ad Galatas in R1X (l'apparato critico del Kroymann è assai manchevole) : è facile pensare che l'influsso delle epistole paoline abbia prodotto la corruttela, grammaticalmente insostenibile. A p. 584,1 omni presentano MX e erit omni R1F: il Vecchio Testamento era certamente meno noto del Nuovo, ma, trattandosi di una frase di carattere sentenzioso, un copista poteva anche conoscerla o, comunque, modificarla sulla base del testo biblico, certo facilmente procurabile nei conventi di Pforzheim o di Münster.

Oppure le coincidenze tra MF e tra MX in lezione poziore potrebbero essere spiegate supponendo che R1X o R'F rappresentino la lezione del Hirsaugiensis e che F nel primo caso, X nel secondo, si siano accostati a M o casualmente, cioè cadendo in errore nel trascrivere il testo del Hirsaugiensis, per cui il loro errore verrebbe a coincidere con la lezione giusta di M (cosa assai lontana dalla probabilità), o correggendo di proposito il testo corrotto in H ma sano in M (eventualità ugualmente dubbia, soprattutto nel caso di F, che deve essere stato un copista di scarsissima cultura). Questa seconda ipotesi non si verifica quasi mai. Infatti, di correzioni del testo corrotto del Hirsaugiensis, le quali, essendo abbastanza ovvie, potevano essere state fatte sia dà F che dà X, ho contato solamente p. 371,11 consummantur MF (re vera): consumantur R1X (che però si può intendere anche inversamente, cioè come una coincidenza in errore di R1X, per omessa soluzione di un compendio : è un caso simile a quello di p. 530,7, che è stato esaminato sopra); 508,21 non longae MX : longae R1F; 532,21 parate MX : parare R1F (qui il testo evangelico, certamente conosciuto a memoria, ha facilitato la correzione del copista di X); 590,24 eodem MX : edom R1F (correzione palmare).

Tuttavia, nonostante queste nostre classificazioni e questi tentativi di spiegarci la genesi delle concordanze tra MF e MX, resta sempre una serie di casi in cui i raggruppamenti suddetti non si spiegano se non con la ipotesi (formulata con tutta la cautela e la circospezione possibili) di una contaminazione delle due famiglie. Tali |307 casi sono: p. 312,8 dinoscetur MF (re vera) : dinoscitur R1X; 337,21 sermonem MX : ver bum sermonem R1F; 346,9 flatus MX : afflatus R1F; 370,23 iustificaberis MF : coniustificaberis R1X; 416,5 fore MX : forte R1F; 427,2 dedit MX : dedidit R1F; 427,7 miscuerunt MX : miscuere R1F (ut videtur); 439,24 sustineret R1, sustinere et F : sustineri et MX; 440,26 pigebat MF : pigebit R1X; 444,7 praecepit MX : praecipit R1F; 445,8 misericordiae MX : misericordem R1F; 447,22 erit MF : erat R1X; 455,4 errabant MX : errabunt R1F; 459,21 iudicabit MX : iudicabis R1F; 468,4-5 confidere ... confidere MF : fidere ... fidere R1X; 469,15 apposito talione MX : talione apposito R1F; 509,1 Hierusalem MF : thim R1 (re vera) X; 543,11 vindicat MX : vindicatur R1F; 547,17 offenderat MF : offenderit R1X; 557,21 proinde et MX : proinde R1F; 559,17 venumdederunt MX : venumdedere R1F; 575,19 necessario MX : necessarium R1F; 583,21 deridetur R1F : irridetur MX; 596,14 e contrario MX : contrario R1F; 614,12 haeretici MX : haeretice R1F; 620,22 et circumcidemini MX : circumcidemini R1F; 632,6 competet MF : competit R1X; 637,19 et advenae MX : nec advenae R1F; 644,14 novissime MX : novlsse R1F.

Questi casi di concordanza di F con M contro R'X e di X con M contro R1F sono problematici perché infirmano la divisione in due famiglie dei manoscritti dell'Adversus Marcionem. Se i casi dà noi elencati sono probanti (e se non lo sono tutti, pensiamo tuttavia che almeno in buona parte possano essere considerati tali) ci troveremmo di fronte ad una tradizione contaminata. Non ignoriamo quali siano le obbiezioni che possono essere sollevate in linea di principio contro questa nostra ipotesi : la scarsa diffusione delle opere di Tertulliano nel medioevo, il fatto che per gli altri trattati del Corpus Cluniacense non sembra, almeno a giudicare dal silenzio degli editori su questa eventualità, essersi verificato lo stesso fenomeno. Valga, comunque, questa nostra ipotesi a spiegare il fatto che la distinzione in due famiglie è, per l'Adversus Marcionem, meno netta di quanto comunemente non si creda.

Inoltre, a che livello si sarebbe verificata questa contaminazione? O sul Pforzhinensis, in modo che spiegano le concordanze di X e di F con M contro R1 (25) (che, stampato direttamente sul Hirsaugiensis, sarebbe rimasto estraneo alla contaminazione), oppure sul Hirsaugiensis stesso, dà cui le lezioni della tradizione di M, ascritte nel margine di H, sarebbero confluite nel Pforzhinensis e dà li nel testo del Florentinus e del Luxemburgensis. Perciò alcune delle concordanze tra M e R1 potrebbero essere dovute, almeno teoricamente, non soltanto alla concordanza del Hirsaugiensis con M, che ci rivelerebbe l'archetipo, ma a contaminazione della tradizione di M riportata nel Hirsaugiensis, per cui di contro a MR soltanto l'accordo tra FX restituirebbe il vero testo del Hirsaugiensis. Siamo, come si vede, sul piano della pura ipotesi, ed è bene non procedere oltre per questa via. Qualche luce potrà venire al problema dà un'indagine sulla edltio princeps del Rhenanus, tenendo presente fin dà ora un dato di fatto, e cioè che rapporti tra i due rami della |308  tradizione sembra che siano esistitianche prima dell'età umanistica. Ad es. a p. 623,16, là dove il testo di M dà come lezione non consequentur, è ascritto in margine consequi non possunt, che è la lezione del Hirsaugiensis (cfr. possidere non possunt il testo paolino : quindi non si tratta di una interpolazione dal Nuovo Testamento).

Ancora una volta la realtà è risultata piú complessa di quanto non ci si fosse finora immaginato. Ma questa nostra ricerca, se non ha potuto raggiungere prove decisive che possano dimostrare in modo sicuro la contaminazione della seconda famiglia dei manoscritti dell'Adversus Marcionem, ha almeno raggiunto il risultato di dimostrare che di nessuno di essi si può fare a meno ai fini della costituzione del testo.

(continua) Claudio Moreschini


[Footnotes moved to the end]

(1) Cfr. Q. S. F. Tertulliani, Opera, ex recensione Ae. Kroymann, C.S.E.L. vol. XXXXVII pars III, Vindobonae 1906.

(2)  Cfr. J. Ph. W. Borleffs, Zur Luxemburger Tertullianhandschrift, Mnemosyne Ser. III, 2, 1935, pp. 299-308.

(3)  Cfr. Q. S. F. Tertulliani, Opera, ex recensione Ae. Kroymann, C.S.E.L. voi. LXX, p. XXXV, 67, Vindobonae 1942.

(4)  Cfr. Tertulliani, De patientia De baptismo De paenitentia, ed. J. Ph. W. Borleffs, Hag:ie Comitis 1948.

(5)  Cfr. Q. S. F. Tertulliani, Adversus Hermogenem liber, ed. J. H. Waszink, Ultraiecti/Antverpiae 1956. Cfr. anche Tertullian, The Treatise against Hermogenes, translated and annotated by J. H. Waszink, Westminster (Maryland) - London 1956.

(6)  Cfr. Q. S. F. Tertulliani, Adversus Iudaeos, mit Einleitung und kritischem Kommentar herausgegeben von H. Tränkle, Wiesbaden 1964.

(7) Tra i quali figura il Borleffs medesimo.

(8) Cfr. Zur Luxemburger etc., op. cit., pp. 307-308; De Patientia etc., op. cit., pp. 6-7.

(9Op. cit.; cfr. in particolare pp. XC ss.

(10Op. cit., p. 7.

(11) « Cosiddetto », perché il Tränkle nutre forti dubbi sulla legittimità di una tale denominazione. 

(12) Cfr. Zur Luxemburger etc., op. cit., pp. 209-300.

(13) Op. cit., pp. 505-306. - Meno significative le prove addotte nell'elen [MISPRINT] perché ivi la derivazione diretta di X dà H è sostenuta sulla base di concordanze tra R1 e X [MISPRINT] ne poziore.

I risultati della ricerca del Borleffs sono stati accolti anche dal Kroymann (C.S.E.L. LXX, Vindobonae 1942, p. XXXV, 67) e dal Waszink (op. cit., p. 7).

(14) Cfr. E. Kroymann. Die Tertullian-Ueberlieferung in Italien, Sitzsber. der Kais. Akad. der Wiss. CXXXVIII, 3, Wien 1898, p. 30.

(15) Come già dimostrò il Kroymann (Die Tertullian-Ueberlieferung etc., op. cit., pp. 6; 26 ss.) V non è altro che un manoscritto diviso in due parti; di esse, la prima fino al 1918 era conservata a Vienna (Vindobonensis 4194), la seconda a Napoli (Neapolitanus lat. VI.C.36). Dal 1918 le due parti sono riunite nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Per questo motivo noi chiameremo questo manoscritto generalmente Neapolitanus.

Come già osservò il Kroymann (op. cit., pp. 26-30), VL devono essere considerati manoscritti gemelli a causa della grande lacuna che essi possiedono in comune (p. 404,16 apud David - 430,14 videamus). Va osservato tuttavia che, se dà un lato L offre un testo piú completo di quello di V (il quale ha un'altra lacuna, non minore della prima, dà p. 518,6 non remissuri a p. 545,21 dubitaretur), dall'altro pullula, molto piú di V, di errori e di corruttele.

(16) Op. cit., p. 30.

(17) Lo stesso stemma si può ritrovare nell'introduzione del Waszink alla sua edizione dell'Adversus Hermogenem, op. cit., p. 7.

(18) Nella stragrande maggioranza dei casi anche tutti gli errori di F sono passati in VL. Talvolta, tuttavia, solamente V o L riproducono gli errori di F. Come dovrà essere spiegato questo fenomeno, si vedrà meglio in seguito.

(19)  La grande omissione di p. 404,16 - 430,14 non corrisponde, però, a un gruppo di fogli in F. Evidentemente VL sono stati copiati solamente dopo che il loro esemplare aveva perduto la parte contenente quella sezione del testo.

(20)  Le correzioni di F non sono state finora studiate. Mi sembra che si possano distinguervi due mani: una, probabilmente dello stesso copista di F, che ha ricontrollato il testo sull'originale, supplendolo supra versum o in margine, o, molto piú spesso, correggendolo inter scribendum. Le correzioni di questa prima mano, numerosissime, sono tutte passate in VL. La seconda mano mi sembra notevolmente piú tarda, caratterizzata dà un ductus piú fine e dà un inchiostro meno visibile. Di tali correzioni, invece, no si ha traccia in VL, es, p. 298,1 et supra versum F2. om. FVL; 307,7 est deorum FVL, corr. F2; 318,14 si non FVL, corr. F2; 318,24 adprehensam FVL, corr. F2; 325,8 sola F2, solam FVL; 326,20 in causant FVL in causa F2; 329,13 abiciendis FVL, abiciendus F2; 344,15 creatorem FVL, creatore F2; 347,17 si per FVL, per F2; 350,1 exorbitasset FVL, exorbitasse F2; 439,10 et FVL, at F2; 443,25 si supra versum F2, om. FVL; 455,18 eosque FVL, eos quae F2; 469,4 nec FVL, ne F2; 540,4 est fas est FL, fas est F2; 541,12 et om. FL, add. F2; 556,20 prophetasses FVL, prophetasse F2; 595,6 cuius supra versum F2, om. FVL; 606,23 et supra versum F2, om. FVL.

(21) Cfr. G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 1952, pp. 35 ss.; S. Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, Firenze 1963, pp. 109-110.

(22) Una interessante concordanza è quella che si riscontra a p. 530,7 dove FL (V manca) dopo cupiditatem aggiungono: et liberavit ab amento dictum est libro brasi amento talis vel magis vibravit. L'origine dai glossari medievali è evidente (basta consultare i Glossario. Latina del Goetz); dall'apparato critico dello Oehler risulta che la glossa si trova incorporata nel testo anche in un apografo vaticano. Ora, F è, attraverso il Magliabechianus Conv. Sopp. VI.11, la fonte di tutti i manoscritti italiani del Corpus Cluniacense ad eccezione di N (cfr. E. Kroymann, Die Tertitllian-Ueberlieferung etc., op. cit., pp. 14 ss.); questa glossa incorporata nel testi) di F ci induce a pensare che, come quel manoscritto vaticano, anche L sia apografo di F.

(23) Poiché tuttavia, come risulta dalla subscriptio della parte che era conservata a Vienna, V era in possesso dell'umanista Janus Parrhasius (cfr. E. Kroymann, op. cit., p. 27), morto nel 1534, non è dà escludersi che alcune delle correzioni di V (che, come afferma appunto il Kroymann, sono di mano del Parrasio) siano state desunte dalla prima edizione del Rhenanus (1521) o dalla seconda (1528).

(24) Vedo con piacere, del resto, che anche il Trankle (op. cit., p. CXXII), nel suo stemma, pur non postulando un anello intermedio tra H e FX, non pensa che la derivazione di F dà H sia meno diretta di quella di X du H.

(25) Può indurci a credere che le cose siano andate in questo modo l'esempio di p. 459,7: benedictionibus Vf. benedignis FR1. benedictionibus ben dignis X. Si può pensare che il Pforzhinensis avesse nel testo la lezione di FR1 e in margine (per contaminazione) quello di M:X offrirebbe nel testo entrambe le lezioni.

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